Secondo alcuni è scritto nel DNA o rientra in un retaggio familiare, secondo altri l’imprenditorialità è un approccio al lavoro che può essere appreso e che dovrebbe essere insegnato nelle scuole; c’è chi pensa che le doti del vero leader siano innate e chi invece crede che con la giusta formazione possano essere acquisite: dove sta la verità?

Vediamo di scoprirlo insieme con questo articolo.

L’imprinting familiare e sociale

Sicuramente crescere in una famiglia dove a colazione si mangia pane e imprenditorialità può essere uno stimolo ad avvicinarsi a questo settore e a concepire il mondo del lavoro in questa ottica. È anche vero che, ancora più della famiglia, anche l’ambiente sociale con cui si entra in contatto alle soglie dell’età adulta può stimolare l’individuo a sentire il bisogno di creare una sua dimensione lavorativa, a mettersi in gioco e a voler sviluppare in maniera autonoma le proprie idee.

Tra gli imprenditori italiani di fama si potrebbero fare molti esempi, ma un caso abbastanza illuminante è quello di Marco Tronchetti Provera: fin da giovane ha avuto l’esempio del padre, un industriale ante litteram impegnato nel settore metallurgico e petrolifero, prima nel gruppo Falck e poi nella società antesignana di Camfin, e dopo una sua prima esperienza imprenditoriale con la fondazione della Sogemar, ha raccolto la sua eredità in Camfin, guadagnandosi competenze e fondi necessari per giungere alla dirigenza del Gruppo Pirelli, di cui attualmente è CEO e Vice Presidente Esecutivo.

I leader di domani

Per natura, o se vogliamo per indole e in parte anche per opportunità ed educazione, ci sono degli individui più portati di altri a guidare, a dirigere, a organizzare, doti fondamentali per un imprenditore di successo.

Resta vero che queste qualità e capacità possono essere coltivate ed apprese, che le competenze si possono creare, il carattere si può forgiare, e per questo sono necessarie tenacia, forza di volontà e passione, sia per quello che si fa che per quello che si vuole diventare.

Ma ci sono delle scuole o degli studi che possono modellare gli imprenditori di domani e aiutare a sbocciare quelli che hanno il potenziale per raggiungere il successo?

Diciamo che maggiori risultati si possono ottenere con tutti quegli studi, soprattutto post laurea, come il MISA della SDA Bocconi di Milano, che incentivano lo sviluppo di nuove competenze nel campo dell’innovazione, della ricerca e dello sviluppo, ma anche dell’economia, del marketing e della gestione.

Inoltre risultano molto più efficaci quei percorsi dove l’esperienza teorica è integrata a quella sul campo, perché l’imprenditore non è una figura di rappresentanza che fa lavorare gli altri ma è il fulcro dell’organismo-azienda, che ne conosce tutte le componenti e le dinamiche e riesce a farle funzionare in maniera armonica e soprattutto produttiva.

Largo alle menti creative

Molto spesso a diventare imprenditori di sé stessi e a decidere di mettersi in proprio e di realizzare una propria impresa sono i cosiddetti creativi, che desiderano sviluppare una propria idea e creare un business attorno ad essa, che rispecchi la loro personalità e gli permetta di crescere e prosperare.

Chi ha un’intuizione vincente, un’idea potenzialmente geniale, e spesso le capacità e la possibilità di creare un prototipo vendibile e riproducibile, può quindi sentire il desiderio di diventare il protagonista della propria vita professionale e di far conoscere a tutti la propria idea.

In questo caso diventare imprenditori diventa un’esigenza e un’urgenza ed è vitale farlo nel modo giusto, per evitare che il proprio progetto fallisca, non venga capito o finisca nell’oblio.

Sono molti i casi di imprese di successo nate da intuizioni di singoli individui, si pensi ai geniali dispositivi ideati da Steve Jobs nel suo garage di casa, o all’algoritmo definitivo creato da Larry Page e Sergey Brinn quando erano ancora studenti, che oggi è diventato la base del motore di ricerca Google.

La via dell’imprenditoria

A questo punto non c’è altro da fare che rimboccarsi le maniche, armarsi di spirito di sacrificio e documentarsi il più possibile per lanciare al meglio il proprio business. Bisognerà mettere al microscopio la propria idea, valutare se può avere un mercato di riferimento, buttare giù una lista delle cose che servono e un cronoprogramma delle cose da fare per metterla in pratica. In poche parole dettagliare un business plan efficace, con precisi obiettivi e strumenti di verifica.

Chi ha un budget iniziale, un capitale da investire per il proprio progetto, parte già avvantaggiato; in caso contrario, non bisogna disperare, ma armarsi di savoir faire e pazienza per trovare fonti di finanziamento alternative.

Non va poi sottovalutato il contributo degli altri, anche perché l’imprenditore può essere uno, ma spesso la sua azienda è composta da molte persone, sia collaboratori e soci, che possono aiutare nelle fasi iniziali e nella parte gestionale, sia dipendenti e prestatori di servizi. Sono tutte figure indispensabili, perché è vero che l’imprenditore deve essere una persona in gamba e preparata, ma questo non implica che debba sapere fare tutto: delegare è una delle capacità che deve possedere, soprattutto se il fine è quello di ottenere un risultato migliore.

Non sappiamo se c’è un piccolo imprenditore dormiente dentro di voi, ma di sicuro se avrete perseveranza, coraggio e passione, e la possibilità di formarvi e fare esperienza nel mondo dell’imprenditoriale, avrete ottime chances di farlo emergere e di raggiungere il successo.

Di Grey